La ceramica Raku, fra tradizione e attualità

21-05-2014

L'anima del raku è la gioia di sperimentare e l'istintività; ogni oggetto è unico, particolare e irripetibile. Raku significa gioire il giorno, vivere quindi in armonia con le cose e con gli uomini. Rappresenta nella ceramica un' importante esperienza e momento di cultura che avvicina l' uomo agli elementi terra, acqua e fuoco.

La ceramicaKaresansui - giardini roccia giapponesi zen 5 Raku nasce in sintonia con lo spirito zen che esalta l'armonia presente nelle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme. Grazie ad un artigiano coreano addetto alla produzione di tegole dell'epoca Momoyama (XVI secolo d.C.), Chojiro, che, tra il 1579 ed il 1582, la sviluppò per poter più facilmente creare le ciotole per la cerimonia del tè (cha-no-yu). E' infatti per Sen Rickyu, maestro dello cha-no-yu, che Chojiro iniziò ad utilizzare la tecnica che poi verrà chiamata "Raku". Il termine giapponese raku significa letteralmente comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere, deriva dal sobborgo di Kyōto da cui veniva estratta l'argilla nel sedicesimo secolo.  Da allora in poi Raku è diventato anche il cognome della famiglia di ceramisti discendenti di Chojiro, tuttora attiva e che da 15 generazioni porta avanti la tradizione del Raku in Giappone.


Nel Raku Giapponese il biscotto viene sottoposto ad una seconda cottura che serve a vetrificare il rivestimento. Il pezzo, una volta raggiunta la temperatura di fusione dello smalto, viene estratto dal forno e lasciato raffreddare rapidamente all'aria aperta. Nella tecnica tradizionale nulla è lasciato al caso, l'artista segue una precisa sequenza di operazioni che acquistano un carattere quasi rituale. La ciotola è sempre eseguita a mano, senza l'ausilio di particolari strumenti: in questo modo le mani possono esprimersi liberamente trasmettendo all'argilla la sensibilità dell'artista.corso-raku150 

Con la diffusione del metodo Raku nel mondo occidentale il vincolo con la cerimonia del tè si è perso e la tecnica ha subito profonde trasformazioni. L'introduzione di varianti personalizzate, la sperimentazione libera e continua, hanno fatto di questa tecnica ceramica un'importante mezzo di espressione artistica, anche se per le stesse ragioni lo stesso termine "Raku" ha perso a poco a poco il contatto con la sua origine. Vediamo allora come si prepara un prodotto in ceramica raku.


Durante il processo raku il pezzo subisce un forte shock termico; è quindi necessario utilizzare un'argilla robusta e refrattaria. Questo tipo di terra ha al suo interno della chamotte (granelli di sabbia) che diminuiscono il grado di contrazione, evitando così la probabilità di frattura. Il pezzo in argilla refrattaria bianca dopo esser stato modellato viene cotto una prima volta tra 950-1000 °C; dopo di che avviene la decorazione. In questa tecnica vengono utilizzati ossidi o smalti, quindi per avere un verde, ad esempio, non si utilizza il pigmento dello stesso colore ma l'ossido di rame. Mentre la cottura raku, la seconda cottura, avviene in un apposito forno dove la temperatura sale a 950 °C - 1000 °C. Quando il colore diventa lucido e il pezzo è incandescente si procede all'estrazione. L'innovazione più importante rispetto alla tecnica tradizionale è quella che prevede una post cottura riducente anzi che ossidante: il pezzo cioè, una volta estratto dal forno viene inserito in un rRaku River Totemsecipiente contenente foglie, paglia, segatura o altro materiale infiammabile. 

Tale operazione innesca una combustione che viene subito soffocata dal ceramista, generando un'atmosfera riducente che avvolge il pezzo. Questo processo determina (in combinazione con gli ossidi dello smalto) particolari effetti e sfumature, spesso unici e casuali.  Il processo di riduzione può essere parziale o totale. L'elemento che denota il tipo di riduzione ottenuto è il colore dell'argilla non smaltata: è nera con la riduzione totale e si schiarisce nei toni di grigio a contatto con l'ossigeno. La riduzione totale si ottiene chiudendo completamente il contenitore, in modo che non entri aria. Dunque il tipo di riduzione cambia in base a una serie di variabili: il combustibile (il suo potere di combustione, la sua umidità ecc.), il tempo che intercorre tra l'estrazione e la riduzione (tempo di contatto con l'ossigeno), la copertura - totale o parziale - dell'oggetto. Specifichiamo che i forni per la cottura dei pezzi Raku sono di due tipi : quello per il nero e quello per il rosso. DR1

Il forno per Raku nero raggiunge temperature tra i 1200/1250°C ed è munito di un mantice esterno che rende più veloce la combustione del legno; il pezzo posto in un contenitore chiuso all'interno del forno raggiunge così in breve tempo la temperatura di fusione dello smalto, estratto dal forno viene posto all'aperto subendo un repentino raffreddamento. Il forno per Raku rosso anch'esso di forma circolare non è munito di mantice esterno e raggiunge una temperatura più bassa, intorno ai 1000°C. La riduzione dei tempi di cottura rende gli oggetti Raku più leggeri e meno duri. 

Similmente ad altre espressioni artistiche, è comunque, necessario conoscerne la storia e la filosofia originaria per poter sviluppare da questa un nuovo tipo di ceramica che partendo da una conoscenza non superficiale di una tecnica riesca a trarne delle nuove valenze e dei nuovi stimoli espressivi, liberi anche dall'attaccamento ad un nome che poco ormai gli appartiene e lo rappresenta.

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